Scusate il Ritardo

Il titolo “SCUSATE IL RITARDO” è preso dal mio idolo Valentino Rossi dopo aver vinto il suo ottavo titolo mondiale, ma questa volta calza a pennello anche sulla mia storia. Voi penserete a “finalmente hai scritto nuovamente un articolo sul blog” 😅 oppure “ci voleva un mese a raccontare la tua maratona?” 🙈 ma il titolo che avevo attribuito all’attività su Strava il 20 febbraio era il titolo più appropriato che potessi attribuirgli.

Sì, perché 2h12 è un crono che aspetto da tanto tempo ma per vari problemi non sono mai riuscito a raggiungere. Questa volta posso dire che a Siviglia ho corso la mia più bella maratona della carriera. Non sono molte quelle corse bene ma questa è di gran lunga la migliore.

Ma vorrei partire da lontano perché questo crono è quasi una liberazione per aver conquistato qualcosa che sembrava non potesse più arrivare.
Infatti è da parecchio tempo che lo inseguo, dal lontano 2017 quando corsi a Berlino cercando la prestazione che mi permettesse di qualificarmi per i campionati Europei del 2018.
In quell’occasione le gambe non girarono come avrebbero dovuto e arrivai al traguardo in 2h16.53
Ma io volevo di più, volevo provarci ancora e cosa fare per poter aumentare i km e le sedute di allenamento come un professionista ma essendo un lavoratore?
Chiedere aspettativa mi sembrò l’unica scelta e la fabbrica per la quale lavoravo mi diede questa possibilità.
Il mio fisico, però, era già molto affaticato e mi bastò un mese di allenamenti da 180/200 km a settimana per procurarmi la microfrattura alla cresta iliaca e vedere sfumare il mio sogno.

Dal 2018 la mia testa non tornò più come prima.
Non correvo più i km che correvo prima dell infortunio e toglievo alcune sedute per riposare di più e per paura di farmi di nuovo male.
Quando prendevo fiducia e aumentavo di nuovo il chilometraggio mi infortunavo (strappi muscolari e vari infortuni di sfortuna anche non dovuti al sovraccarico della corsa).
Correvo da 80 a 110 km a settimana e sulle distanze più brevi ritoccai tutti i personali.
Ma la maratona iniziò a farmi paura.

Nel 2019 il mio tecnico Giorgio Rondelli mi disse di provare a vincere il titolo italiano e così accettai.
Ovviamente tagliando sempre molte sedute di allenamento e facendo pochi lunghi.
E al trentesimo km del campionato italiano a Ravenna mi si spense la luce nonostante una partenza più lenta di quella programmata.
Arrivai al traguardo vincendo il titolo ma con un tempo di 2h20.22 che mi fece pensare di essere arrivato al capolinea della mia carriera sulla distanza regina.

Poi il susseguirsi di altri problemi ed il periodo del Covid, con la mancanza di eventi sportivi, non aiutarono di certo, ma non mi pesava affatto la lontananza dai 42 km.

Ma la scorsa estate la mia testa decise di provarci di nuovo per riprendermi da una delusione personale.
“Dove andiamo a correre forte?” Pensai.
E Valencia mi sembrò la scelta giusta.
Iniziai la preparazione nel mese di agosto per quella maratona partendo però da zero, dopo due mesi di fastidio muscolare dovuto all ennesimo strappo.
Settembre se ne andò con pochi km perché bisognava coprire il 5000 ai CdS di Palermo.
Ad ottobre non riuscivo a correre più di 120 km a settimana e a fine di quel mese una distorsione mi fermò definitivamente. Quella fu un’altra batosta e decisi di non correre Valencia per me ma di aiutare i miei amici Michael Zagato e Giovanna Epis e per divertirmi.

E infatti fu una maratona di puro divertimento corsa comunque su discreti ritmi visto che Giovanna andava come un treno.
Arrivai al traguardo in 2h25 ma senza un grosso impegno fisico.
Fu quella giornata che mi fece scattare di nuovo la scintilla e dalla settimana successiva iniziai ad allenarmi di nuovo molto di più con la speranza di trovare un pettorale per Siviglia in programma il 20 febbraio.
Pettorale che sembrava impossibile da trovare, ma ad un mese dall’evento, grazie ad Alessio Punzi e Sarah Giomi che contattarono l’organizzazione, mi fu assegnato. Anzi fu concesso a me ed al mio compagno di squadra Andrea Astolfi.

In questa preparazione le settimane passavano rapidamente e gli allenamenti andavano sempre meglio, probabilmente perché la testa era finalmente di nuovo in modalità maratona.
Ovvio, lavorando 6 giorni su 7 non potevo mica fare tanti km, ma sfruttando l’unico giorno di riposo e con qualche giorno di ferie concesso ogni tanto, sono riuscito a prepararmi finalmente come volevo.
Il problema, però, è che preparare una maratona in pieno inverno in Valle d’Aosta è una vera agonia per neve e freddo.

Ad inizio dicembre arrivò la prima neve a bassa quota (Aosta è ca. 600 m slm) e rimase fino alla fine del mese perché fece abbastanza freddo. E con la neve la nostra bella ciclabile diventa inagibile. Poi altra nevicata ai primi di gennaio e di nuovo freddo.
Ad aggiugersi a questi fattori c’è anche l’orario del nuovo lavoro che mi lascia poco tempo. Il poco tempo non è inteso che devo allenarmi in orario particolare, che non mi sono allenato oppure mi sono allenato male. Il problema è che finendo di lavorare alle 15.00 e alle 17.15, in inverno, è già buio, il tempo stringe.
Anche se non ci fosse il problema della neve, le piste di atletica in valle non sono illuminate la sera, la ciclabile nemmeno, e se c’è da fare un lavoro intenso bisogna farlo prima che diventi buio e, sovente, su strade ghiacciate per il freddo. A volte chiedevo due ore di ferie per avere più ore di luce a disposizione e poter correre con un minimo di sole.
Però non mi pesava come al solito e quando arrivavano le tabelle di Rondelli le modificavo e mi aumentavo i chilometri.
I lavori li correvo molto forte ed al solito test di 3 x 5 km + 10 km con recupero 1 km tra i blocchi, uscì di gran lunga il più bel lavoro corso in questi anni. Fu quel lavoro che mi diede la consapevolezza di poter provare a correre in 2h13.
Ovviamente la maratona è sempre pericolosa e l’unico dubbio rimaneva la tenuta su tutta la gara ed i vari problemi di digestione e fitta al fianco che sovente mi accompagnano sulle lunghe distanze.

Quella domenica, però, ero in una condizione avuta soltanto nelle migliori due maratone corse finora (Firenze e Francoforte).
I chilometri passavano così in fretta che quasi mi dispiaceva.
Ero sempre in spinta e nonostante fossimo rimasti solo in due su quel ritmo, ero sempre io a dettare il passo.
Avrei dovuto passare in 66.30 a metà gara ma quando si sta così bene non bisogna guardare il cronometro ma correre a sensazione. Passaggio in 66.07 a metà gara e stavo ancora bene ma al km 30 ho avuto un momento di difficoltà muscolare che mi ha fatto perdere contatto dagli altri compagni di avventura e ho dovuto assestarmi su un ritmo che mi permettesse di tenere tutto sotto controllo.
Pochi km dopo, però, ero già rientrato su questo gruppetto. Ormai eravamo al km 35 e da lì in poi non si pensa più a nulla e si cerca di trovare le ultime energie necessarie.

Al quarantesimo chilometro “butto l’occhio” sul cronometro e vedo 2h06.10 e il timore di concludere in 2h13.00 mi fa chiudere gli ultimi 2195 metri sul passo di 3’/km per abbattere il muro delle 2h13.
Vedere impresso sul tabellone finale il tempo di 2h12.48 mi ha riempito di gioia perché finalmente sono riuscito a raggiungere quello che volevo. Essere un maratoneta da 2h12 rimarrà per sempre.

Ad inizio anno ero partito con l’idea di correre Siviglia per il PB e di trovare un pettorale per chiudere carriera alla mitica maratona di New York a fine anno.
Diventa sempre più difficile conciliare gli impegni sportivi con il lavoro e le attività di casa (campagna e varie attività di famiglia) ma vedremo se riuscirò a trovare il tempo per preparare almeno due maratone all’anno corse decentemente. In ogni caso non vi abbandonerò e continuerò a farle senza puntare ai miei limiti ma prendendole come svago correndo insieme agli amici, o facendo magari da pacer a qualche donna come ho fatto con Giovanna a Valencia.
Ma ho ancora tempo per decidere, devo prima portare a termine nel migliore dei modi il 2022.

Nel prossimo articolo vi scriverò ogni mio allenamento nei mesi precedenti alla maratona per rendervi partecipi dei km reali percorsi, dei lavori svolti e dei ritmi tenuti.

Un abbraccio

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Informazioni su René Cunéaz

Nato ad Aosta il 14/02/1988 ho iniziato a praticare lo sport con lo sci di fondo all'età di 4 anni. A 14 sono entrato nel comitato regionale ASIVA cercando di svolgere al meglio studio e sport. A 18 anni ho conquistato 2 medaglie di Bronzo ai campionati Italiani Junior nella 10 km a Tecnica Classica e nella Double Pursuit 7.5 km a Tecnica Classica + 7.5 km a Tecnica Libera alle spalle di Dietmar Noeckler e Fabrizio Clementi e davanti a Mattia Pellegrin i quali hanno poi esordito in coppa del mondo. In me nessuno ha creduto e non sono stato preso in considerazione da un centro sportivo. Ho chiuso la mia carriera da fondista col terzo posto alla gran fondo Marcia Gran Paradiso di 45 km a Cogne e ho conseguito il diploma da maestro di sci nordico. Da quel giorno mi sono dedicato, lavorando, all'atletica leggera. I risultati sono migliorati ogni anno su distanze sempre più lunghe fino all'esordio in maratona nel 2014. Questo blog nasce per tenere informati tutti gli amici e appassionati dei miei risultati sportivi. Primati personali: _ 800 - 1'59''32 - Torino 2009 _ 1500 - 3'53''72 - Milano 2012 _ Miglio - 4'29"66 - Aosta 2015 _ 2000 - 5'33''68 - Milano 2013 _ 3000 - 8'16''76 - Milano 2020 _ 3000 siepi - 9'31''07 - Torino 2013 _ 5000 - 14'14''87 - Losanna 2020 _ 10000 - 29'48''94 - Milano 2021 _ 10 km Strada - 29'50" - Canelli 2019 _ Maratonina - 64'55'' - Trino 2020 _ Maratona - 2h12'48'' - Siviglia 2022

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